Chtulhu ai Castelli Romani

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Da circa un anno sto rileggendo/rivedendo/rigiocando tutto ciò che è inerente all’epos lovecraftiano. Casualmente qualche mese fa un’innominabile cittadina del nostro territorio fu scenario di una serie di atti sacrileghi che mi convinse di una cosa: il culto vive anche ai Castelli.

Il nostro territorio è sovrannaturale per definizione: quì Enea trovò l’accesso al regno dell’Ade, una fuga di anidride carbonica (la cosiddetta Pietra Fattona) alimentava le abilità divinatorie delle sacerdotesse di Apollo, ci sono rocche gemelle, estuari artificiali sotterranei, vie sacre dove ammirare entrambi i laghi, cinghiali assassini, città poco fuori la nostra zona che sono l’evidente ricostruzione di Carcosa e ogni tanto avvengono anche resurrezioni di zombie! Tutto ciò mi rende più che sicuro che nella più famosa università del New England ci sia una società accademica dedicata ai nostri misteri e al nostro contributo per la resurrezione dell’orribile ed innominabile divinità.

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