Resistenza replicante | Blade Runner

Blade Runner 2049 Replicant Resistance
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Come scrissi recentemente la carenza di idee degli sceneggiatori di Hollywood fa si che le produzioni cinematografiche si spostino su grandi operazioni-nostalgia per il pubblico dei trenta-quarantenni. La lista dei seguiti, remake e reboot degli ultimi tempi è lunga e dai risultati alterni, in qualche caso (anzi uno: Stranger Things) si è addirittura riusciti a fare qualcosa di originale.

Ora hanno provato a sgravare: si sono cimentati con il seguito di uno dei migliori film della storia della fantascienza.

POTEVA ANDARE PEGGIO

Blade Runner 2049 tutto sommato supera le mie aspettative. O meglio: sia io che i miei compagni siamo partiti con delle aspettative talmente basse da riuscire potenzialmente dignità anche alle feci. L’effetto vaccata è stato sventato, non so se per merito di Villeneuve, che fu eccelso ne La donna che canta, o di Gosling, malgrado i due ore e tre quarti di recitazione monocorde. Ha aiutato anche il fatto che Ford appaia relativamente poco (il mancato utilizzo del verbo recitare è voluto).

TOTALE ASSENZA DI SORPRESE

Dopo quindici secondi hai già capito tutta la storia: il protagonista è un tizio speciale che viene mandato a caccia di se stesso. Dopo aver preso coscienza di sé dovrà eliminare i cattivi per garantirsi la sopravvivenza. ATTENZIONE! Il fatto che Gosling/K sia speciale non significa che sia il più speciale come vogliono farci credere all’inizio gli sceneggiatori. (S)fortunatamente lo spettatore dal QI medio lo capisce quasi subito e aspetta anche con un po’ di fastidio il momento della sconvolgente rivelazione™.

LENTEZZA E SUPPONENZA

Il film dura due ore e tre quarti in cui non succede niente: solo lunghe pause tra una battuta e l’altra. Evidentemente registi e sceneggiatori hanno pensato “Ma su! Abbiamo scritto dei dialoghi degni di essere redatti negli annali della storia del cinema, vanno esaltati con dei lunghi silenzi!”. Purtroppo nessuno gli ha comunicato che il copione era solamente pieno di banalità. Banalità lente.

In generale c’è un problema complessivo nella gestione dei tempi narrativi: ad esempio la battaglia finale™ è eccessivamente lunga e sono riuscito ad addormentarmi per poi risvegliarmi e vedere il finale completamente riposato.

CATTIVI TROPPO CATTIVI

I replicanti di Blade Runner erano nemici formidabili e spietati ma non si poteva fare a meno di entrarci in empatia: sono macchine ribellatesi allo schiavismo più crudele utilizzando una violenza altrettanto crudele. Anzi per dirla tutta lo stronzo della situazione è proprio Rick Deckard, colui che uccide (anzi ritira) i replicanti e forse è egli stesso un loro simile.

Gli antagonisti di 2049 sono dei supercattivi: Wallace è colui che ha il piano di schiavizzare ancora più replicanti per accelerare la corsa allo spazio, mentre Luv è la sua fedelissima e inarrestabile tirapiedi. Non si può simpatizzare con loro, se riuscite a farlo dovete farvi vedere da uno psichiatra molto bravo.

GRAFICA&MUSICA

L’unico aspetto davvero positivo del film è ciò che non riguarda la storia: Blade Runner 2049 è un continuo susseguirsi di architetture portentose e di altre trovate scenografiche che meritano di essere viste al cinema. Tutto sommato se si fossero limitati a fare uno slideshow di diapositive la pellicola complessivamente ne avrebbe giovato.

Anche la colonna sonora supera la prova: è evidentemente ispirata a quella originale di Vangelis ma non copiata. Fa il suo sporco lavoro anche se ogni tanto si eccede di percussioni.

https://www.youtube.com/watch?v=waBWUyWuZk8

Vi chiederete “ma se il film fa così schifo perché ci fai una locandina?”. La risposta è semplice: in tempi in cui Guerre Stellari e Trono di Spade ti fanno solidarizzare con i preti e i monarchi è sempre benvenuto un film dove si trovano persone che lottano per la propria libertà. Se poi Freya viene interpretata dall’immensa Hiam Abbas ancora meglio.

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