Nessun compromesso fino al ritorno.

Dopo più di un anno di silenzio ritorno a fare poster sulla Palestina. L’ultima volta mi ero dedicato a sovvertire il Brand Israel ([1]; [2]) e, di passaggio, a glorificare la resistenza in occasione dello scoppio della cosiddetta Intifada di Gerusalemme.

Stavolta ci soffermiamo su uno dei punti cardine della lotta di liberazione del popolo palestinese: quello del ritorno dei profughi. Spesso infatti quando si parla di solidarietà con la Palestina si pensa al sostegno ad un fantomatico stato costruito su un’infima parte del suo territorio originario sempre più eroso dall’incessante colonizzazione. Ciò ovviamente esclude dall’equazione due variabili molto importanti: i quasi due milioni di palestinesi dei territori del ’48 che vivono come cittadini di serie-Z all’interno di “Israele” e gli oltre cinque milioni di profughi (più o meno la metà della popolazione palestinese complessiva) sparpagliati nei campi all’interno dei territori occupati nel 1967 e negli stati confinanti.

Il ritorno non è una volontà velleitaria ormai cancellata dai fatti sul campo, bensì un diritto che travalica qualsiasi legislazione internazionale o accordo diplomatico, cosa che i profughi non mancano mai di ribadire, come vi raccontai ormai sei anni fa.

Il testo in arabo recita “Resisti, non fare compromessi fino al ritorno“. Qualsiasi errore non è mia responsabilità, bensì di chi mi ha suggerito lo slogan.

Anche su Palestine Poster Project Archive [1];[2]

Goodmorning Left Side!

 

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