Della rivoluzione e del pollo fritto in Egitto

Cliccalo per allargarlo.
Cliccalo per allargarlo.

Casualmente questa grafica è stata finita in tempo per un anniversario importante per noi rivoluzionari, soprattutto per quei compagni che ormai vivono solo di ricordi.

Il motivo che mi ha spinto a fare questo poster in realtà riporta ad un’altra rivoluzione (anzi, processo rivoluzionario) più recente. Era il maggio 2011 e mi trovavo in un convoglio romano-internazionale in rotta verso la Palestina occupata che cercava di sfruttare l’indebolimento dei regimi contro i quali si era ribellata la gioventù di ben sette paesi per poter forzare l’assedio che ormai da cinque anni isolava dal mondo la Striscia di Gaza.

Fu come un’esplosione: quasi tutti noi europei eravamo, ovviamente, concentrati sul nostro continente, non perchè ci fosse chissà quale movimento sociale ma per oggettiva incapacità di vedere oltre il nostro naso, quando la mia generazione si è trovata di fronte alle prime rivoluzioni della propria vita. In poco tempo caddero Ben Ali, Mubarak e Gaddafi mentre i popoli siriani, yemeniti e del Bahrein continuavano le loro mobilitazioni contro i rispettivi governanti ed i palestinesi manifestavano contro i governi dell’ANP e di Hamas.

In molti ci ritrovammo a guardare al-Jazeera e a leggersi i reportage di qualche blogger compagna che se ne stava a piazza Tahrir. C’era chi si studiava le storie di quei paesi, chi contattava amici/compagni/fruttaroli di origine araba per cercare di avere una chiave di lettura del presente (magari sentendosi poi dire che in Egitto era scoppiata la rivoluzione perchè non si trovava più il fumo). Mi ricordo,  in piazzetta a San Lorenzo, di gente che cercava di non farsi crepare dagli spacciatori tunisini utilizzando una fraseologia da libretto rosso.

Ci è toccato leggere (e capire) Edward Sa’id, scoprire le canzoni di Sheikh Imam, discutere con i complottisti, arginare i troppo entusiasti, smentire vecchi documentaristi e giornalisti amici dei neonazisti che se fossero vissuti nel ’17 sarebbero stati zaristi ma purtroppo erano molto letti dai compagni, tentare di organizzare il minimo sindacale di solidarietà internazionale, senza tra l’altro riuscirci, ed infine rilassarsi leggendo Mahmoud Darwish. Talmente tante energie con così pochi risultati che facevamo prima a farla noi direttamente la rivoluzione.

E giungiamo dunque a quei giorni di maggio del 2011. Sinceramente mi importava poco sia della rivoluzione egiziana, sia della Palestina: in quel momento la mia fobia di volare mi faceva solo ringraziare di essere vivo. Avevo avuto l’indubbio privilegio di bermi un thè a piazza Tahrir all’alba con vista sul palazzo bruciato del partito del regime e mi accingevo a ritornare insieme agli altri al nostro hotel. Sapevo che alla rivoluzione avevano partecipato anche i nostri compagni. O meglio, non proprio compagni nostri ma di fronte alla cacciata di un governante si poteva soprassedere dall’abitudine trotskista di guardare a quale Quarta Internazionale facesse riferimento il compagno di fronte a te.

Quartier generale del
Quartier generale del “Partito Nazionale Democratico” dato alle fiamme dopo la rivoluzione del 25 gennaio – YOUM7(Archive)

Stavamo nel pullman nel centro del Cairo quando finalmente la vidi, facendo scaturire nel mio cervello le seguenti parole:

Cazzo, mi avevano detto che avevano fatto la rivoluzione ma non credevo fossero così forti: la sede dei Socialisti Rivoluzionari sembra quasi un centro commerciale! E con quella immensa faccia di Trotsky sull’insegna! Poi dicono a me che sono identitario.

Ho il cervello lento ma fortunatamente la mia lingua lo è di più: prima di dire qualcosa che mi avrebbe ridicolizzato chiesi a qualche compagno più navigato cosa fossero quelle vetrine con le insegne scintillanti. Quel giorno scoprii la più famosa multinazionale del pollo fritto e l’abissale somiglianza tra il Colonnello Sanders ed il comandante dell’Armata Rossa.

So che tutti ora si affretteranno a dire che non ho scoperto nulla di originale ma a mia difesa posso dire che voi avete conosciuto KFC guardando le serie TV americane, io durante una rivoluzione in un paese lontano da me anni luce per geografia e cultura. Il mio dubbio era più che legittimo.

Gloria alla rivoluzione e ai rivoluzionari

Lunga vita a falafel e pollo fritto

P.S. Alla fine partecipai ad una riunione nella sede centrale dei RevSoc: non era uno scintillante fast food bensì un appartamento ben più grande degli uffici centrali della mia organizzazione dell’epoca. I compagni poi parteciparono al nostro primo CommuniaFest.

P.P.S. Grazie agli aspetti più turistici dei miei pochi giorni in Egitto scoprii che il mezzo di trasporto che mi incuteva più terrore non era più l’aereo bensì il cammello.

Gite cammellate a Giza. I volti dei miei compagni di gobba sono stati cancellati per motivi di privacy, il mio per motivi di decenza.
Gite cammellate a Giza. I volti dei miei compagni di gobba sono stati cancellati per motivi di privacy, il mio per motivi di decenza.

P.P.P.S. Non ricordo chi ha scattato le foto allegate a ‘sto post. Per qualsiasi attribuzione commentate!

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